Ieri ultima lezione prima delle presentazioni dei “project work” degli studenti (ovvero dei lavori di gruppo come preesoneri dell’esame). Avevo scelto un tema che in realtà mi inquietava: elaborazione di testi e fogli di calcolo. Tradotto: Word e Excel. Il resto del corso è stato sulle reti, i diritti dei cittadini, la privacy, l’accessibilità, e poi avrebbe dovuto toccare mappe, strumenti di collaborazione online, software didattico. Ma mi sentivo in dovere di parlare anche di strumenti che gli studenti di un’Università si suppone che sappiano usare, anche se nessuno gliel’ha insegnato.
Siccome non sono un guru di Word, non conosco a memoria tutte le funzioni di Excel, anzi per la verità non uso nessuno dei dueda quindici anni, mi sono domandato come faccio spesso: qual è la specificità di questa situazione? cosa posso proporre io a questi studenti di terzo anno, in procinto di laurearsi, che non possano trovare su Youtube o in un libro “Word for Dummies”? Come può aiutarli il fatto che trent’anni fa ho scritto il codice sorgente di un word processor, in Pascal? Qual è il mio valore aggiunto?
Le risposte che mi sono date le elenco qui, magari sono utili a qualcun altro.
1. La storia delle tecnologie della scrittura e del calcolo (supporti, strumenti, conservazione) serve a capire che ci sono modelli d’uso che non si capiscono se non riportandoli alle tecnologie precedenti. Il Caps Lock sulle tastiere dei computer…
2. La storia serve a distinguere gli aspetti davvero nuovi da quelli di re-mediation. Invenzioni, passione. Cosa ha provato il tizio che ha inventato Visicalc, quando non esisteva niente di simile nel mondo? Perché la gente scrive programmi, inventando modi che non esistono di trattare le rappresentazioni del mondo?
3. La storia serve pure a relativizzare la maniera di fare le cose che pensiamo sia unica. La pietra è stata superata dal papiro, dalla pergamena, dalla carta, dal CDROM e dal disco a stato solido. Quando vogliamo lasciare una traccia per gli alieni sulla luna, quale supporto scegliamo? e quale formato?
4. Distinguere alcuni concetti base può essere util a cavarsela quando le cose non vanno come pensiamo. Usiamo file di cui non sappiamo quasi nulla (chi ha mai aperto un file ODT o DOCX per vedere cosa c’è dentro?) e confondiamo formati, oggetti e supporti. Così a volte siamo bloccati.
5. Word ed Excel non sono solo programmi che fanno cose, sono ambienti dentro cui io posso fare cose. Ambienti che posso usare per scopi diversi. Li posso estendere, adattare, ridurre. Li posso collegare ad altri software. Li posso usare da solo o con altri.
6. Non c’è solo scrivere o mettere numeri, c’è anche – eventualmente, non necessariamente ! – progettare e costruire un testo o gruppo di testi, una matrice o una serie di matrici collegate. Gli artefatti digitali sono flessibili “per loro natura”: si può partire dalla fine e tornare indietro.
7. Ci sono modelli d’uso diversi e obiettivi diversi: risparmiare tempo automatizzando compiti, assicurarsi della validità dei dati, scoprire cose nuove (con le statistiche o con la risoluzione delle equazioni lineari).
8. Prima dei menù ci sono gli obiettivi. Voglio fare questa cosa: ci saranno una o più strade per farla, me le vado a cercare. Sono ambienti da scoprire un po’ alla volta. Non serve studiare tutto il manuale prima di lanciare Excel.
9. Distinguere i dati dalla struttura di quei dati e dall’interfaccia verso quella struttura è utile, perché permette di fare più cose: strutturare diversamente i dati, applicare interfacce diverse.
10. Non conosco MS Excel 🙁 , ma conosco Libre Office Calc. Ho verificato che in generale gli studenti non sanno nemmeno che esistono alternative.E così non possono scegliere.
Alla fine è questo che ho fatto: ho provato a suggerire visioni allargate, a condividere la mia passione e creare un po’ più di consapevolezza. Tanto peggio per le tabelle pivot e i documenti master, li studieranno un’altra volta.