Clicca e vai; o quasi

AICA propone questo mese un corso online sull’intelligenza artificiale a scuola.
Qui però non parlo del merito: né del contenuto (che non conosco), né dell’opportunità.
Mi interessano invece i due link forniti nel post pubblicato su Facebook:

Per info: https://bit.ly/aica-intelligenzaartificiale
Per iscriversi: https://bit.ly/Aica-8

Quella che segue è una piccola analisi di cosa sono questi link e cosa succede davvero quando ci si clicca sopra. Il discorso vale ovviamente non solo per questo caso ma per moltissimi altri casi di pubblicità in Facebook e altro ancora. Fa parte della categoria “i servizi digitali puntano alla semplificazione ma…”. In questo caso ci sono diversi “ma”.


Come sapete sicuramente tutti, quando in una pagina HML trovate una scritta sottolineata, a volte in grassetto, a volte colorata, è un link ad un’altra pagina del web. A quale? Beh, a volte è chiaro (ad esempio, https://it.wikipedia.org/wiki/Www è un link alla pagina di Wikimedia che parla di WWW). Ma anche questo link punta alla stessa pagina di Wikipedia. Cioè quello che conta non è quello che leggiamo, ma quello che c’è scritto sotto. Per sapere dove punta un link ci si passa sopra col mouse e si guarda in basso a sinistra nella finestra del browser. E’ una buona pratica soprattutto quando si leggono mail provenienti da sconosciuti che promettono vincite e eredità, o si visitano pagine web un po’ dubbie.

Una cosa che forse non tutti sanno (è robba teknika) è che ogni volta che con un browser si segue un link del tipo http://nome_di_un_dominio/nome_di_una_pagina, viene prima di tutto interrogato un computer dove è in esecuzione un servizio che si chiama Domain Name Server che cerca di capire a quale indirizzo numerico corrisponde quel dominio interrogando un enorme database. E’ come uno schedario di una biblioteca dove noi cerchiamo il nome del libro e troviamo la collocazione; solo che ci sono tantissimi schedari (circa 63.000) collegati fra di loro, perché i domini sono tanti e nessun server li contiene tutti. E’ un’operazione che ha dei costi, dei tempi, ma senza di questa saremmo obbligati a scrivere http://12.45.103.3/nome_della_pagina, quindi dovremmo sapere e ci dovremmo ricordare tutti questi numeretti. Ma l’informatica semplifica la vita, per fortuna.

Torniamo al corso sull’intelligenza artificiale a scuola. Il primo link (e lo si vede se ci si passa sopra con il mouse) in realtà non è quello che sembra. Cioè se ci si clicca si rivela essere un puntatore a questa altra URL, ben più complessa:

https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fbit.ly%2Faica-intelligenzaartificiale%3Ffbclid%3DIwZXh0bgNhZW0CMTAAAR0GsKzZ7qlcv6w9E7WZ3qk2nLcYYGmlI25zk5-dW9O3sVG6C_dDrJuWr5s_aem_ZmFrZWR1bW15MTZieXRlcw&h=AT2dPzPdRfeGdPWRT_4UtSsMyiv92UZt56Oi_NNpFzKn6K1xm_DOiYQmDpjPCtdOlbomC4N7xux9SHiEIdT0womEh5jRsOZUF9APV-5bzRUTGXmh1V8kMdhJNQ&tn=-UK-R&c[0]=AT0omhqmyyKvTdsP3vwORb2uuOvbOYwXIylyXltzfQAU-__xldoipGPgWpAu0cK4xBMZScq-feL_DG_a7-rTl_2yIGUVjn6fLo6IGhF2slYjFzmbeVIn7OpGeL7ZaADSh-3-OvgZ6rekhzl-_RkJYsvtEOW89SmKxGxH0ZOP2WMkIFZyF0L5DxeOyF0L5DxeO

Sembra arabo ma già se si fanno queste sostituzioni:
%3A = :
%2F = /
%3F = ?
%3D = =

si capisce meglio:
https://l.facebook.com/l.php?u= https://bit.ly/aica-intelligenzaartificiale? … eccetera

Cioè stiamo dicendo a Facebook che vogliamo visitare la URL https://bit.ly/aica-intelligenzaartificiale. Quindi cliccando lì il browser va in realtà a l.facebook.com/l.php , dove c’è in ascolto un’applicazione che prende la stringa che segue ?u= e rigira il browser su quella. Naturalmente non è l’autore del post che ha fatto questa modifica, probabilmente non lo sa nemmeno. Succede così e basta.

Chi glielo fa fare a Facebook di sostituire automaticamente tutte le URL che si inseriscono nei post con questa? Come si vede, la URL reale è molto più lunga di quella che appare. Questo perché vengono aggiunti una serie di parametri (fbclid, h, [0]) i cui valori che permettono a Facebook di identificare il tuo browser e comunicare il dato ai suoi inserzionisti, fare statistiche etc. FBCLID significa “FaceBook Click Identifier”. Esistono anche gclid, msclkid etc, il cui significato si indovina.

Ma la URL https://bit.ly/aica-intelligenzaartificiale a sua volta non è la URL finale, ma un modo per “accorciare” la vera URL, che sarebbe:
https://www.aicadigitalacademy.it/aica_academy/mod/page/view.php?id=23976
(peraltro, di solito le url accorciate hanno una forma meno “parlante”. Per esempio, https://bit.ly/1sNZMwL è la URL accorciata del 50% di https://en.wikipedia.org/wiki/Bitly).
Bit.ly è un servizio gratuito di accorciamento di URL fornito dalla società statunitense Bitly. Come TinyURL e un altro centinaio di servizi simili, quello che fa è tenere un database di corrispondenze tra una URL “vera” e la sua versione accorciata. Poi gira tutte le richieste per la URL accorciata a quella vera. Chiaramente le richieste vengono tracciate e i dati (aggregati, quindi le statistiche) fornite ai clienti.

Come nella settimana enigmistica:

Forse non tutti sanno che:

  • .ly è il dominio nazionale di proprietà dello stato Libico. Come .tv è il dominio delle isole Tuvalu. Anche questa è economia.
  • se si aggiunge un + alla fine dell’indirizzo accorciato da bitly si può controllare quale sarebbe la vera URL senza doverci andare con un browser

Stessa analisi per il secondo “link”:
https://bit.ly/Aica-8
in realtà è:
https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fbit.ly%2FAica-8%3Ffbclid%3DIwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3ZB1UtUVO-vUP2mGvVE6rtYlx9y4MCD3XurdyCAeWN0NPFHDuXHuzIJDI_aem_ZmFrZWR1bW15MTZieXRlcw&h=AT2TxJHZArFCZmBmg7MZhZ0WM9vYeu8Bfs6z_XyRHqTEj3_1kRog5bEgfXPR_Abwj1ESnFpFzOpDtasZRspR8wjsLDJS2DOfQTDHV97XM1CInoHiH1IXHBktFQ&tn=-UK-R&c[0]=AT0omhqmyyKvTdsP3vwORb2uuOvbOYwXIylyXltzfQAU-__xldoipGPgWpAu0cK4xBMZScq-feL_DG_a7-rTl_2yIGUVjn6fLo6IGhF2slYjFzmbeVIn7OpGeL7ZaADSh-3-OvgZ6rekhzl-_RkJYsvtEOW89SmKxGxH0ZOP2WMkIFZyF0L5DxeO

che punta stavolta ad una form di Google:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSct08MwRUhkxvtOHW5hQDwCPrOIqDa4lCyxps1Srv_LYUHc3g/viewform

Indipendentemente dai dati forniti nella form (personali o meno), dal rispetto delle norme del GDPR, Google verifica che il browser con cui si segue quel link si sia autenticato in Google; se lo è, memorizza la questa visita.

Non tutti sanno che:


Insomma: quando si legge “clicca qui per andare a Vicolo Corto” è più probabile che si stia pescando una carta degli imprevisti. Cliccare è un’azione, non una visione. Cliccando si inviano delle informazioni, non si ricevano semplicemente. Navigare significa scambiare dati, tanti dati, dal proprio computer a N altri computer e poi ancora ad altri. Prima di arrivare al porto, ci sono mille tappe, più o meno nascoste, alcune necessarie, altre meno. Ad ogni tappa si lascia qualcosa e si prende qualcos’altro.

Nei casi esemplificati sopra, questa cosa succede almeno tre volte. Insomma si genera un traffico tre volte superiore a quello che si avrebbe se si andasse direttamente alla URL finale. In più, si forniscono informazioni di valore agli inserzionisti e a chi è interessato alla profilazione degli utenti, anche naturalmente per fini legittimi. Ma per lo più senza che le persone lo sappiano.
Sugli accorciatori di URL, personalmente ritengo che se uno dovesse scrivere la URL a mano, avrebbe senso accorciarla, ma visto che ci deve cliccare… Se uno proprio lo desidera, può scrivere un link abbreviato in maniera casalinga in questa forma: https://www.aicadigitalacademy.it…23976 . Funziona lo stesso, come potete verificare.
Devo dire che mi è capitato di dover inserire delle lunghissime URL nelle note di una pagina di libro stampato, e lì in effetti un accorciatore sarebbe stato comodo.
Ritengo che si potrebbe chiedere al gestore di quella pagina di preoccuparsi di fornire una URL più maneggevole. Per esempio, Wikipedia lo fa già (ma pochi lo sanno): questa https://w.wiki/ARtN è la URL abbreviata fornita dalla stessa Wikipedia e che punta alla pagina in cui si parla della società Google LLC. Nel resto dei casi… mah.
Sull’obbligo di fornire informazioni sulla navigazione esterna a Facebook, purtroppo non possiamo che accettare il fatto che, visto che la presenza in Facebook non si paga, l’azienda Meta può decidere tutte le policy che preferisce. Mi pare che le entrate annuali per pubblicità di Meta o di Google Ads siano dell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari.


Tutto questo andrebbe anche bene, se solo ne fossero consapevoli tutti quelli che cliccano sulla prima scritta azzurra e in grassetto che vedono.


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