Categoria: riflessioni

  • Creative computing from scratch

    Scratch è ormai diventato una moda. Quando si parla di “coding”, di programmazione per bambini, si parla inevitabilmente di Scratch. Questa equazione mi infastidisce un po’, come se non si potesse giocare con la programmazione in altro modo, come se Scratch avesse una patente speciale e tutto il resto non fosse mai esistito. Questo naturalmente…

  • Cos’e’ la programmazione

    Dopo la lettura di un articolo di El País (tradotto e ripubblicato sul Venerdì di Repubblica di questa settimana) sul recupero dei giovani cinesi videogame-dipendenti, in cui si cerca di spiegare  il desiderio dei diciassettenni maschi, figli unici di dipendenti pubblici, di perdersi nei meandri virtuali di un universo dove finalmente qualcuno ne riconosca le…

  • Che significa Code Week? (in difesa della conoscenza della lingua del digitale)

    C’è una certo fastidio diffuso, per lo meno tra i miei amici e conoscenti, per l’esterofilia linguistica e gli stranierismi (leggi anglicismi, leggi meglio americanismi) usati nell’universo educativo. Ci sono due aree linguistiche fondamentali che sono responsabili di questo male endemico: il business (americanismo) e l’informatica (“computer science” da noi non ha attecchito). In entrambi…

  • Va’ a zappare la terra

    In tempi di disoccupazione a due cifre, e di ripensamento dell’importanza dell’orientamento professionale, si sente sempre più spesso dire “Ma vai al lavorare. Vai a zappare la terra!” Il significato è l’uso. E l’uso di questa frase mi è chiaro: quando si adopera, relativamente a chi, con quale valutazione implicita e in quale contesto di…

  • Year of Code

    Il 2014, per chi non lo sapesse, è stato dichiarato “Year of Code” nel Regno Unito. Anno del codice, nel senso di “anno della programmazione”. Da settembre, la programmazione verrà insegnata nelle scuole elementari e medie, ovvero tra i 5 e i 16 anni. http://yearofcode.org/ “In September 2014 coding will be introduced to the school…

  • Sic et non

    Anni, anzi decenni fa, avevo scritto un software che si chiamava Textis. Era uno strumento completamente inutile, nel senso che non rispondeva a nessun bisogno. Ma aveva uno scopo: quello di permettere di disporre su un “telaio” (di qui il nome) dei fili di ragionamento, e di intrecciarli. I fili erano composti di “perle” colorate…

  • Pedagogia popolare e costruttivismo ingenuo

    Ieri sera ho letto l’articolo di Roberto Trinchero “Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica” , che come sempre è chiaro e convincente. Durante la notte ho rigirato nella mente le sue parole, con la sensazione di qualcosa che non quadrava perfettamente. Ora provo a mettere per iscritto questa sensazione in una forma…

  • Opendata anche domani

    Tra le ragioni degli opendata sento raramente citare quella che secondo me si potrebbe definire come un’assicurazione sulla vita dei dati stessi. Dati aperti significa leggibili adesso, da tutti, ovunque. Un elemento che viene poco preso in considerazione è il tempo. Rispetto al tempo, sono due le dimensioni interessanti nella valutazione dei dati: – la…

  • Archeologia digitale

    Per un certo tempo si è ventata la superiorità del digitale sull’analogico sulla base del fatto che il digitale è forma, dunque scevro dagli accidenti della materia. Si digitalizzavano le foto, la musica, i testi, per preservarli dall’oblio dovuto all’azione di batteri, muffe e altri agenti di entropia. Circa trenta anni fa ho scritto un…

  • Tecnologie non d’importazione (con esercizio svolto)

    Educazione e scuola 2.0 si poggiano su di un uso “forte” delle tecnologie digitali (e soprattutto della rete) per cambiare la didattica. Prima, naturalmente, le macchine: le LIM in ogni classe, ebook reader, registro digitale per tutti, tablet nelle classi. Poi il software per collaborare e comunicare, possibilmente “cloud” (qualsiasi cosa voglia dire). Anche secondo…