Questo titolo roboante è anche il titolo di un seminario, a cura del sottoscritto e di Maurizio Mazzoneschi, che si è svolto a Carrara, all’Accademia di Belle Arti il 18 maggio 2010.
La domanda più ovvia è: cosa c’entrano gli artefatti digitali con le belle arti? questo era appunto il contenuto del seminario…
Grazie alla lungimiranza del direttore della Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, Tommaso Tozzi, è stato possibile condurre questo seminario ibrido alla presenza di alcuni docenti (Enrico Bisenzi e Massimo “Contrasto” Cittadini) e studenti.
Un resoconto molto preciso e completo del seminario si può leggere sul blog ScaccoAlWeb a cura di Enrico Bisenzi http://scaccoalweb.dotblog.it/2010/05/programmare-%C3%A8-come-narrare.html
Materiali relativi al seminario possono essere scaricati da http://ada.lynxlab.com/staff/steve/public/docu/lidia/carrara/.
L’invito al seminario recitava quanto segue:
Siamo alla fine del millennio scorso. Per caso, un esploratore si imbatte in un continente sconosciuto, di dimensioni vastissime. Strade, città e biblioteche, e nelle biblioteche milioni di testi, scritti non in una sola, ma in decine e decine di lingue diverse. Testi diversi di autori diversi, dedicati ai fini più differenti, cortissimi e enormi, scritti a più mani, criptati, fondamentali o inutili.
Scritti per essere usati, per essere letti o per essere analizzati e insegnati.
Da una prima analisi di questi milioni di testi, sembra di poter dire agli esploratori che ci sono stati periodi, scuole diverse, mode. Che aree diverse del continente hanno prodotto autori riconoscibili, che a loro volta hanno insegnato e influenzato altri autori.
Di tutto questo, niente è mai stato raccontato, né qui da noi né altrove.
Il continente di cui vogliamo parlare è quello dei codici sorgente dei programmi. Più di 50 anni di letteratura, più di 2000 lingue diverse. Un corpus di testi dalle dimensioni quantitative enormi: l’archivio su web più noto di software OpenSource, SourceForge.net, contiene quasi un milione di “libri” diversi relativi solo agli ultimi 5 anni. Eppure nessun’indagine, nemmeno di ricognizione, è stata condotta finora da un punto di vista linguistico, stilistico, retorico.
Quello che stiamo cercando di fare è trovare un posto a questo continente all’interno della cartografia, accanto ai territori più noti in cui si sono incontrate (persone e) discipline tanto diverse come
linguistica e informatica; poi cercheremo di capire il perché di questo lungo nascondimento, e proveremo a immaginare l’apocalissi, cioè di modi concreti di comunicare la nostra scoperta al mondo.”
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