Piccola storia ignobile: come funziona l’informatica fuori dai seminari sull’AI che proietta la PA nel futuro.

  1. Un ministero X decide di rifare il “portale” del suo dipartimento Y e la sua parte riservata ai dipendenti, che sono due oggetti separati anche se i contenuti sono gli stessi.
    Perché lo vuole rifare? Perché usa un software vecchio e perché ci sono i soldi del PNRR da spendere.
    Perché, pur avendo una struttura informatica interna, non l’ha fatto in passato? Perché ci hanno provato e non sono stati capaci.
    Quindi incarica un Grande Fornitore di Soluzioni, che ha tutte le caratteristiche di solvibilità, certificazioni, assicurazioni, le cravatte giuste etc.
    Solo che il Grande Fornitore ha molti bravissimi commerciali e molti ragazzetti sottopagati, quindi non è in grado nemmeno di capire il problema.
    Allora chiama un Medio Fornitore, che ha meno certificazioni eccetera ma almeno ha competenze tecniche su “portali”.
    Il Medio Fornitore accetta perché anche se il GF si è preso la metà dei soldi, il budget è ancora interessante.
    Solo che se non ha personale qualificato per quello specifico software. Lo sa, ma accetta lo stesso.
    Allora va alla fiera dell’este e trova un topolino, cioè una micro impresa che invece su quel software (senza nessuna certificazione) un po’ di esperienza ce l’ha. Gli promette un decimo del totale, ma per la microimpresa sono bei soldi lo stesso.
  2. Prima riunione: tutto è bellissimo. Si parla di riprogettare tutto in maniera usabile, accessibile, meravigliosa, per l’Italia di domani, per il cittadino digitale che abbraccia una PA responsabile. Dopo la quinta riunione si capisce che bisogna solo migrare i contenuti e replicare le stesse funzionalità – cosa impossibile perché la versione nuova del software in questione NON ha le stesse funzionalità della vecchia e nemmeno la stessa struttura di contenuti, ovviamente (sennò che la facevano a fare la nuova versione?)
    Quindi inizia il lavoro: il dipartimento Y fornisce il progetto, lo schema dei dati, l’accesso al backend, le URL di tutte le macchine virtuali coinvolte, l’elenco degli utenti e dei contenuti da migrare e mette a disposizione una risorsa per risolvere eventuali carenze di informazione.
    Ci avete creduto almeno per un attimo? Allora siete marziani.
    No, niente di tutto questo: la micro impresa si deve arrangiare da sola, andando a caccia nei meandri delle reti interne del ministero X, mandando relazioni e progetti che nessuno si azzarda a validare formalmente ma solo a voce.
    Dopo due anni di lavoro il nuovo portale è pronto. Ma ci sono le ferie, nessuno è disponibile in questo momento, poi c’è un task molto pù importante, … insomma nessuno valuta e valida il lavoro.
  3. Passa un intero anno così e finalmente qualche dirigente di accorge della voce di spesa non chiusa e dice: ok, adesso si va online. Tra una settimana.
    A quel punto, solo a quel punto, un redattore inizia a testare e dice che “non ci siamo, proprio per niente, qui il lavoro non è stato fatto”. Cos’è che non va? Ci fornisci un elenco con data, browser, URL, comportamento atteso, comportamento riscontrato, note… ?
    No, però ci manda una mail ogni volta che trova qualcosa. “Manca un po’ di contenuti (quali? da dove?), l’icona della matita nella home del blocco del coso ( che vedono solo i redattori, quindi solo lui) è spostata a sinistra di un po’, i documenti prima stavano tutti in una cartella adesso perché stanno divisi per anno e mese? manca la notizia di ieri (la migrazione è stata fatta un anno prima, la dobbiamo rifare?) Eccetera.
    Apprentemente non c’è nessuno in grado di far star zitto il redattore dicendogli che doveva fare il test un anno prima, che le sue lamentele dovrebbero almeno prendere una forma comprensibile, che ha un mese per fare le sue analisi e poi basta, …
    Dunque la micro impresa sospira, cerca di capire cosa passa per la testa malata del redattore e cerca di accontentarlo, nei limiti del possibile e parecchio oltre.
    Ok, ora si può andare online?
    Nessuna risposta. Ora veramente “troppe cose più importanti hanno da fare”.
    Va beh, ma noi abbiamo finito, ci potete almeno saldare il lavoro fatto? Certo, subbbito, come no.
  4. Dopo 100 giorni (sono più di tre mesi) nessun pagamento all’orizzonte.
    Ma è per questo che il ministero usa dei Grandi Fornitori: perché non fanno problemi su qualche giorno di ritardo.
    Ed è per questo che il Grande Fornitore chiama il Medio Fornitore: perché gli può passare tanti altri lavoro come questo e quindi quello no protesta per un piccolo ritardo.
    E’ solo il topolino che avendo fatto tutto il lavoro non prende i soldi e muore, letteralmente, di fame.
    Chest’è, così va il mondo, che ci volete fare?

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